CITAZIONE (Gary Shaw @ 18/2/2024, 13:26)
tutto favoloso come sempre. Vedo che la sostituzione del portiere cipriota è stata realmente effettuata nel match del 1972...
grazie Gary, la partita reale influenza il mio "replay" in alcuni aspetti: nelle sostituzioni, nelle espulsioni e nella riduzione ad un solo tocco per chi ha perso con almeno tre gol di scarto.
SSW Innsbruck v Dinamo KievC'è qualcosa di nuovo oggi nel sole, anzi d'antico *.
La Nationalliga austriaca è stata foriera di novità con gli anticipi “Pflichttermin galt” (ossia obbligati) del venerdì sera, con i cartellini policromi per ammonizioni ed espulsioni - hanno iniziato ad essere sventolati in primavera - e con l’ammissione dei filmati televisivi per comminare eventuali sanzioni disciplinari.
Non sono invece cambiati i padroni, con la riconferma sul più alto gradino del podio del connubio tirolese SSW, un “Frankenstein” vincente tra il Wacker di Innsbruck e la WSG di Wattens.
Nelle ultime giornate hanno distanziato di un punto i viennesi dell’Austria, sconfitti per 2-0 nello scontro diretto, e neutralizzato le velleità della VÖEST di Linz.
Nelle ultime giornate sulla panchina non c’era già più lo scorbutico croato Otto Barić, dimessosi per le inconciliabili divergenze con i vertici societari, sobillati dagli spietati editoriali del Tiroler Tageszeitung.
A stringere la mano del governatore Eduard Wallnöfer, tra fiumi di birra e fuochi d’artificio sul monte Isel, è il suo assistente Richard Kirchler.
A sorpresa le redini dei campioni austriaci sono poi state assegnate al carneade Egon Herlan, collaboratore al Monaco 1860.
Il tedesco è stato investito del ruolo di “technischer Direktor” in quanto sprovvisto di una licenza dell’ÖFB per allenare. Parere condiviso dai suoi stessi giocatori dopo le deludenti prestazioni in Intertoto e un cervellotico schieramento 4-2-4.
« Trainer Herlan warf das Handtuch ».
Il titolo del Tiroler Tageszeitung è eloquente, dopo sole quattro gare ufficiali, ha gettato la spugna e, nottetempo, levato le tende.
C'è qualcosa di nuovo oggi nel sole, anzi d'antico: dal ginnasio Brežice di Lubiana è tornato il “Professor” Branko Elsner, il demiurgo dei loro primi successi.
Sin dalle prime battute si comprende che, per raddrizzare la situazione, il tempo a sua disposizione è stato poco. Soprattutto contro una Потёмкин come la Dinamo.
Le
morte foglie che precipitano davanti alla porta di Koncilia creano scompiglio: Puzach si fionda su pallone vagante e il portiere deve tuffarsi per sventare ma, quando è Vladimir Muntyan a calciare in mischia, la traiettoria alzata da uno stinco di Gombasch non gli lascia scampo.
L’esterno ucraino stantuffa sulle
dure zolle della fascia destra e, giunto alle soglie dell’area di rigore, smarca la
testa bionda di Viktor Kolotov.
Se Muntyan spinge, non sono da meno altre
ali sospese.
Kurt Jara ha lo spunto per sorpassare il suo marcatore e un mancino per fulminare: Rudakov riesce ad inchiodare la sfera a terra ad un palmo dal palo.
Oleg Blokhin, sull’altro versante, brucia nello scatto il terzino Kriess e serve Anatoliy Puzach che infila tra le gambe del frastornato Koncilia.
La disfatta, già prima del termine della frazione, assume le proporzioni della battaglia di Galizia del 1914, allorché le armate austro-ungariche furono sbaragliate dalle truppe russe, penetrate fino a Leopoli.
Serata storta per Jara che
ondeggia, pencola, urta, sbalza, risale coi suoi dribbling ma incoccia nel montante.
Sul rimbalzo si avventa Hattenberg: con astuzia e mestiere Viktor Matvienko usa l’anca per sbilanciarlo.
Serata di grazia per Muntyan, due passi ed esplode il suo collo piede dalla distanza.
Sul rimbalzo
s’inalza; e ruba il filo dalla mano di Friedl Koncilia,
come un fiore che fugga su lo stelo esile, e vada a rifiorir lontano.
Co’ bei capelli a onda, Valeriy Borzov, ucraino di Sambir, ha volato nei cento metri della seconda corsia della pista dello stadio olimpico di Monaco.
Co’ bei capelli a onda, Oleg Blokhin, ucraino di Kiev, figlio di Yekaterina, una pentatleta, e di Vladimir, un velocista, ha volato sulla corsia di sinistra dello stadio Tivoli prima di servire il suo capitano.
Placido e soletto, Kolotov firma la cinquina.
* L’aquilone di Giovanni Pascoli.