OSC GIULIANOVA - Teramo

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view post Posted on 18/3/2020, 18:00

walker

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Fuga per la gloria - Terza parte



Gianluca Signorini[1]e Valentino Mazzola[2]erano fermi a centrocampo e con gli occhi scrutavano quello che accadeva nell’altro campo. Dalla porta della sala bunker riuscivano a vedere, a malapena, cosa accadeva nella stanza accanto; distinguevano il testone di Sivori e le spalle da gigante, che superavano la balaustra in legno, di Charles. Videro volare in alto il pallone calciato dall’argentino.
“Pare che giochino”, disse Signorini.
“Così pare”, rispose laconico il granata.
“Credi che gli umani abbiano paura?”, replico il genoano.
“Beh, hanno bloccato i campionati, quelli veri. Pare che questo virus sia micidiale. Uccide gente come le mosche”
“Noi siamo già morti, non abbiamo nulla da temere”
Mazzola rise a quell’affermazione: “La paura è una cattiva consigliera, non ti fa riflettere. Non ho combattuto la Seconda Guerra mondiale, facevo l’operaio alla FIAT, ma i visi del terrore sotto i bombardamenti di Torino li ricordo tutti. Erano come quelle dei cerbiatti di fronte alle canne del fucile dei cacciatori. Ma dopo ogni guerra, e questa lo è, c’è la ricostruzione. E gli umani hanno la possibilità di essere migliori di quanto erano ultimamente diventati”
“Quando siete precipitati a Superga[3]la paura l’hai vissuta?”
“Sai, non ho fatto in tempo. Pioveva a dirotto, non abbiamo neanche avuto la percezione di quello che stava succedendo. Forse ho pensato alle mie mogli e a Sandrino. Ma è solo un trucco della mente, non lo so. E tu, hai mai avuto paura?”
“Sì, di apparire ridicolo, di essere un fenomeno da baraccone”
“E quando?!”
“Il 24 maggio del 2001 quando mi hanno portato in campo, a Marassi, con la carrozzina. Era un amichevole per raccogliere fondi a favore della ricerca sulla SLA. Per me ha parlato mia figlia, io non potevo. Non avrei mai potuto, anche avendone le possibilità. Su quel campo io ho corso, ho difeso, ho sudato, ho esultato per mille vittorie, ho pianto per una retrocessione. Ma l’ho fatto sempre in piedi, non spinto a braccia da altri. Sono morto l’anno dopo, di novembre”
Mazzola abbassò gli occhi: “Capisco. Ma gli eroi non muoiono, son tutti giovani e belli”
A quel punto fu Signorini a sorridere: “Che fai, mi citi Guccini adesso?”
“No”, disse Mazzola restando serio. “Tu, io, i miei compagni di squadra, non siamo morti. Resuscitiamo, in una sorta di miracolo laico, ogni qualvolta c’è chi pensa a noi, quando ci evocano, ci mettono in campo su queste buffe basi, ci fanno volteggiare, dribblare, segnare. E c’è sempre uno striscione, anche se ai miei tempi non si usavano, un coro, un abbraccio per festeggiare. Viviamo grazie al loro amore, alla loro fantasia. E noi facciamo vivere loro in una dimensione di sogno, anche fosse solo per due ore a settimana. E la fantasia dei poeti può diventare realtà. Non credi?”
“Mah”, disse scettico il genoano. “Non saprei che dirti”
“Qual è il tuo ricordo più bello?”
Signorini ci pensò su un attimo, poi il ricordo gli illuminò il viso: “Era il 18 marzo del 1992, siamo stati la prima squadra a vincere a Liverpool. Facemmo un’impresa che a Genova ancora rammentano, e non solo a Genova. Nella curva opposta alla KOP[4]c’era uno spicchio dei nostri tifosi. Non smisero mai di cantare ed incitarci. Ho ancora nelle orecchie il loro canto”
Improvvisamente nell’aria, prima a basso volume e poi sempre più forte, come un tuono, le note e le parole di “Yuo’ll Never Walk Alone”[5], l’inno dei Reds[6].
“Girati e guarda”, disse Mazzola
Signorini si girò e restò paralizzato. E stavolta la SLA non c’entrava nulla. A sinistra un muro di sciarpe rosse, compatto come un’onda di burrasca, alto come le scale per il Paradiso. Il coro era assordante, ipnotico, incuteva, allo stesso tempo, timore, soggezione, ammirazione. Più piccola, in basso a destra, una caravella rossoblù, uno striscione che portava scritto “Fossa dei Grifoni – We are Genoa”. Da lì veniva un sussurro, rispetto al boato della KOP, un canto lieve come quello delle sirene. A Signorini venne la pelle d’oca ma non ebbe neanche il tempo di piangere; sentì, dalla parte opposta e alle spalle di Valentino Mazzola prima una voce che elencava, attraverso un altoparlante gracchiante: “Bacigalupo, Ballarin, Maroso, Grezar, Rigamonti, Castigliano, Menti, Loik, Gabetto, Mazzola, Ossola e, subito dopo il suono di una tromba.
Vide una tribuna differente da quella precedente, una gradinata in legno e cemento. I visi magri, i capelli con la riga di lato, uomini in giacca e cravatta, eleganti. Tifosi accalcati uni agli altri ma educati, composti. Solo dopo qualche secondo notò l’assurdità: l’immagine era in bianco e nero!
“Ma cos’è?”, riuscì infine a chiedere.
“È la gradinata dello stadio Filadelfia[7]nel 1946; quelli che vedi sono i visi di un popolo che è appena uscito da una guerra e li vedi in bianco e nero perché noi così li immaginiamo. Bello, vero?”
“Fantastico! Quella diffusa era la vostra formazione, vero? Ma la tromba?”
“Sì, quella era la formazione e la tromba la suonava un certo Oreste Bolmida, di professione ferroviere, quando scoccava il Quarto d’ora granata.”
“E cos’era?!”
“Eravamo i più forti, e lo sapevamo. Giocavamo al piccolo trotto o, a volte, andavamo sotto nel risultato; lo facevamo apposta, per far divertire il pubblico. Poi, ad un certo punto, iniziavamo a fare sul serio ed era la tromba a richiamarci all’ordine. Ed io davo il segnale in campo”
“E qual era il segnale?”
Mazzola lo guardò negli occhi, sorrise, si rimboccò le maniche di lana della vecchia divisa granata. Era quello il segnale, rimboccarsi le maniche. Si girò verso i compagni di squadra:
“Ragazzi, si gioca!” ... CONTINUA

[1] Gianluca Signorini, giocatore del Genoa morto di SLA nel 2002
[2] Valentino Mazzola, capitano del Grande Torino dal 1942 al 1949
[3] La tragedia di Superga fu un incidente aereo avvenuto il 4 maggio 1949. Alle ore 17:03, il Fiat G.212 della compagnia aerea ALI, con a bordo l'intera squadra del Grande Torino, si schiantò contro il muraglione del terrapieno posteriore della basilica di Superga, che sorge sulla collina torinese; le vittime furono 31.
[4] Dal 1906 una delle curve dello stadio Anfield Road è chiamata Spion Kop, dal nome di una collina nella regione sudafricana del Natal, luogo dell'omonima battaglia della seconda guerra Anglo-Boera. Tale battaglia vide una grave sconfitta con perdite da parte delle forze britanniche: molti dei caduti erano soldati provenienti da Liverpool e inquadrati nel reggimento di fanteria del Lancashire.
[5] You'll Never Walk Alone (titolo spesso abbreviato in YNWA) è una canzone di scena, scritta dalla coppia statunitense Rodgers/Hammerstein per il musical del 1945 Carousel. Massiccia la diffusione anche in ambito popolare, fino a divenire di fatto l'inno ufficiale della squadra di calcio inglese del Liverpool.
[6] Soprannome del Liverpool dovuto alle divise rosse.
[7] Chiamato anche il Fila dai tifosi del Torino, o Fossa dei Leoni, fu terreno interno del club dal 1926 al 1943, dal 1945 al 1958 e dal 1959 al 1963, legando la sua fama principalmente all'epopea del Grande Torino nel corso degli anni Quaranta.



 
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view post Posted on 19/3/2020, 18:28

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Fuga per la gloria - Epilogo



Se Gino Paoli avesse potuto assistere a quelle scene avrebbe trovato una nuova collocazione di senso per “Il cielo in una stanza” anche se, in verità, le stanze erano tre. Il cielo era davvero un soffitto, almeno quella porzione che non era coperta di fumogeni e urla; si obietterà che si muore soffocati se si accendono fumogeni in una stanza (anche se sono tre) ma dovete seguire il consiglio di Valentino Mazzola, aprite il cuore ed affidatevi al sogno!
Nella prima stanza la Feralpi Salò era sotto di sei reti nei confronti dell’Argentina 1986, anche se i tifosi della “Vecchia Guardia” dei Leoni del Garda[1]davano l’idea, col loro entusiasmo, che i propri beniamini fossero, addirittura, in vantaggio. Occhi estasiati di giovani che, a cavallo tra il giugno ed il luglio del 1986, ancora non erano nati; il campo non era più quello in legno del classico Subbuteo ma il catino dell’Azteca di Città del Messico. E negli altri spazi il sogno navigava su un tappeto magico che alternava l’Amsicora di Cagliari al Comunale di Torino, il Filadelfia della città sabauda al Marassi di Genova. Filo comune la gioia e l’armonia, il miracolo di tifoserie divise dalla passione e dal tempo che fraternizzavano e godevano del calcio, “Ultima rappresentazione sacra del nostro tempo”[2]e generavano l’essenza ancestrale del Subbuteo: il gioco come socialità.
Nessuna noia e le azioni spettacolari di Mazzola, Sivori, Riva e Maradona si alternavano alle prodezze difensive di Martiradonna, Brown e Signorini. Albertosi e Bacigalupo volavano da un palo all’altro e l’unico assente in ognuno dei tre campi era l’arbitro. Perfettamente inutile.
Quando Caracciolo vide Liverani rilanciare la palla dalla propria area di rigore decise che, in quel sogno, lui il segno voleva lasciarlo. Scarsella portò avanti il cuoio con il centrocampo albiceleste[3], sazio di contrasti e gol, che non si oppose più di tanto. L’Airone, al limite dell’area di rigore e di spalle alla porta, la chiamò a sé e fece cenno al compagno di reparto Bertoli di salire. Nonostante i 194 centimetri di stazza stoppò elegantemente il passaggio del compagno, allargò d’esterno, girandosi al contempo, ed entrando in area. Il difensore Ruggeri, che lo marcava stretto, non capì al volo la mossa e se lo lasciò sfuggire. Brown, in scivolata, provò a fermare Pesce ma arrivò sulla palla con una frazione di secondo in ritardo. Il centrocampista bresciano fece in tempo, col piatto, a tagliare l’area e a chiudere il triangolo col compagno di squadra. Andrea Caracciolo da Cesano Boscone, con diploma di perito elettrotecnico e genitori meridionali, vide sfilare davanti agli occhi ventidue anni di carriera ed oltre 200 reti. E quegli occhi li chiuse. Impattò la palla alla perfezione con l’interno destro, la sfera arcuò la parabola superando le mani di Pumpido proteso in tuffo e s’insaccò dove i ragni fanno la tela. Sotto l’incrocio dei pali.
Per un attimo ebbe la meglio l’incredulità, poi l’urlo della tifoseria bresciana ruppe il silenzio. L’Airone, nella sua consueta esultanza, spiccò il volo verso la sua curva, dalla parte opposta del campo, scartò i compagni che volevano abbracciarlo (in epoca di coronavirus non si può!), dribblò la porta, scavalcò i cartelloni pubblicitari a bordo campo e...puff! Sì, puff, perché il centravanti esagerò e si ritrovò a scavalcare non cartelloni pubblicitari ma il bordo in legno del campo da Subbuteo e si ritrovò sul pavimento in mattonelle del Circolo! Compagni di squadra e nazionali argentini si sporsero tutti dal bordo a guardare giù, ad una distanza che, ai loro occhi di miniature, apparve subito siderale e impossibile da colmare. Diego fu il primo a chiedere cosa si fosse fatto; Caracciolo si portò le mani alla schiena e provò a rialzarsi, ma non ci riusciva.
Il rumore delle chiavi nella serratura bloccò il respiro a tutti, su ognuno dei tre campi. Cessarono le tifoserie, il fumo svanì, i giocatori si fermarono tornando al loro immobilismo consueto. Il Cognato[4]entrò col cellulare all'orecchio:
“Sì Robbe’, hai lasciato tutte le luci accese. Che faccio, spengo? Bene, tranquillo, ci penso io poi chiudo. Un abbraccio, ci vediamo presto”
Fece il giro del vecchio bancone in muratura che caratterizzava l’ingresso del Circolo, retaggio storico dell’ex ufficio di collocamento ospitato in quei locali negli anni ‘70. Passò oltre il campo dove si stava giocando, fino a qualche istante prima, Feralpi – Argentina e non notò le miniature ammassate a bordo campo che si portavano le mani nei capelli. Caracciolo non fece in tempo a sottrarsi e l’ultima immagine che vide, prima di rompersi (non sappiamo se irrimediabilmente o meno), fu la para numero 44 dell’anfibio del cognato.
“Mannaggia”, imprecò il cognato raccogliendo la miniatura “ferita” e poggiandola sul campo. “Vabbè, si aggiusterà” pensò tornando indietro. Andò al quadro delle luci, le spense, si chiuse la porta alle spalle con quattro mandate del portone blindato.
Scese il buio su quella porzione di sogno, come nel mondo circostante. Nell’attesa di un tempo vicino e possibile dove tornare, insieme, a riaccendere le luci di una passione.

[1] Soprannome dei giocatori della Feralpi Salò
[2] Pier Paolo Pasolini
[3] Soprannome della nazionale argentina
[4] Paolo Di Cristofaro, socio fondatore del Circolo e cognato del proprietario

 
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view post Posted on 5/4/2020, 20:39
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Mannaggia, mannaggia.........sono gia' 4 settimane che stiamo fermi per colpa di questa epidemia CORONAVIRUS, campionato sospeso con inizio di ripresa a data da destinarsi........aspettiamo con pazienza questo brutto momento dove siamo obbligati a restare a casa, con la speranza che un giorno tutto questo finira' perche' finira', perche' ANDRA' TUTTO BENE...............
 
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view post Posted on 15/4/2020, 23:46
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Il nostro amico Aus 68 (Claudio) in questi giorni di quarantena dove la rete unisce anche gli antipodi ....durante la sua navigazione sul web ha incrociato la rotta di un blogger che gestisce una pagina dedicata all Alessandria Calcio squadra con una storia calcistica di prim ordine e da una chiacchierata è nato questo piccolo articolo che è stato inserito nella pagina del Museo Grigio
www.museogrigio.it/wp/?p=20520
 
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view post Posted on 16/4/2020, 08:16
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...e quindi complimenti all'Alessandria!!!
Veramente gradevole l'abbinamento "grigio & celeste", credo proprio sia molto indicato per realizzare una squadra di grande impatto cromatico che si ispiri al glorioso club Piemontese.
:clap:
(all'Alessandra e pure ad AUS)
 
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view post Posted on 20/5/2020, 17:37
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...e quindi complimenti all'Alessandria!!!
Veramente gradevole l'abbinamento "grigio & celeste", credo proprio sia molto indicato per realizzare una squadra di grande impatto cromatico che si ispiri al glorioso club Piemontese.
:clap:
(all'Alessandra e pure ad AUS)




Grazie Marco, un caro saluto :old:
 
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view post Posted on 27/5/2020, 16:29
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quest'anno sarà il mio primo anno senza il super weekend e super torneo di Giulianova :((: :((:
 
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view post Posted on 29/5/2020, 11:22
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CITAZIONE (MORENO76 @ 27/5/2020, 17:29) 
quest'anno sarà il mio primo anno senza il super weekend e super torneo di Giulianova :((: :((:

Ci rifaremo...con gli interessi :woot:
 
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view post Posted on 26/5/2021, 21:07

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Con una certa emozione, considerando che è solo parziale, che mancano in tanti, che siamo lontani dalla normalità. Ma ci siamo, riprendiamo a tessere la ragnatela di un sogno. A domani per dirci: "Dove eravamo rimasti?" #giovedì27maggio2021
 
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189 replies since 14/11/2013, 00:15   7119 views
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