Io ho il mio amico delle medie, la sfida è sempre Inter-Torino.
Se non ci fosse lui avrei giá abbandonato questo triste ritorno da adulto al Subbuteo fatto di older intransigenti e scoppiati e di cdtisti scoppiati e intransigenti. La mia esperienza col Subbuteo da adulti è stata assolutamente negativa, con qualche piacevole eccezione.
La storia l'ho pubblicata su Facebook e su un quotidiano locale, la incollo qui:
SUBBUTEO - BEST OF BOTH WORLDS
Estate 1981, Inghilterra. A ripensarci ora sembra strano, quasi inverosimile. Eppure in quelle quattro settimane a Torquay nella "British Riviera", durante il primo vero viaggio da solo, non pensai mai a Subbuteo. Non ci avevo riflettuto prima, ma quel viaggio segnò, per me e credo per molti della mia generazione, il passaggio dall'infanzia all'adolescenza. Ognuno di noi ha avuto altri eventi, più o meno importanti, emotivi o drammatici, ma quei viaggetti in Inghilterra, col pretesto di imparare o perfezionare l'inglese, rappresentarono per molti della mia generazione uno spartiacque. Ne parla anche Fabrizio Ghilardi nel suo «Wembley in una stanza». Fu così che quell'estate inglese, con qualche puntata a Londra, si lascia ricordare per la caccia alle ragazze, per i pub, per il clima strano, per le sciarpe Burberry da riportare a casa e per delle buffe macchine simili a delle Mini, ma più squadrate e moderne, le Austin Metro, e soprattutto per il matrimonio di Carlo e Diana. Subbuteo invece non era più nella nostra mente: oggi è evidente e me ne rendo conto, mentre allora, sommerso da così tanti interessi diversi, nemmeno riusciva a fare capolino tra i pensieri dell'adolescente impegnato a fronteggiare le nuove esperienze. Ripercorrere l'epopea del mio Subbuteo è abbastanza facile e si può compendiare in tre anni intensi, quelli delle scuole medie e quindi in altri tre o quattro anni da comprimario con qualche partitella per lo più in solitaria. Poi l'oblio, col campo sulla tavola in leggero tamburato trasferito prima in soffitta e poi in cantina e infine in garage, appoggiato sulle condotte del riscaldamento sotto al soffitto: presenza continua e rassicurante ogni volta che era il momento di prendere il motorino o la macchina. Le squadre in un cassetto, vicino ad attrezzi e cianfrusaglie varie e il campo sempre lì, pronto per "quando avrò tempo, quando avrò dei figli". E così è stato. Un abbozzo di ritorno di fiamma c'è stato con la prima uscita «Subbuteo La Legenda» in edicola, cui ha fatto seguito la ricerca in internet della parola magica «Subbuteo» e la scoperta di un mondo, anzi di due mondi in eterna lotta. Ho scoperto che quel Subbuteo di scatole verdi e di pomeriggi passati nel negozio di fiducia ad aprire i coperchi e a sognare acquisti futuri di squadre e accessori, non esisteva più, ma era stato soppiantato da un gioco simile, a diffusione mondiale, addirittura organizzato in federazioni e tornei. Un gioco simile, identico al vecchio Subbuteo agli occhi del neofita, ma così diverso da aver determinato la nascita di movimenti e correnti degni della peggior politica. E fu così che la visione dei panni verdi, delle porte World Cup con reti rosse o blu, del pallone «Tango», ad un evento "old" ossia a un evento organizzato dai fautori del Subbuteo di una volta, fece scoppiare la scintilla cui hanno fatto seguito tre anni intensi fatti di frequentazioni di un club Subbuteo di appassionati, di acquisti compulsivi su eBay e dei ripetuti tentativi di capire la filosofia dell'old Subbuteo. Modellismo, collezionismo, feticismo, agonismo, nostalgia? Un po' di tutto, ma il mix che ne esce fuori è solo la brutta copia del Subbuteo della nostra infanzia. L'old Subbuteo, a detta dei suoi sostenitori, si rifà alle atmosfere di quando si giocava a carponi sul pavimento del corridoio o sul tappeto del salotto e che Fabrizio Ghilardi ricorda appunto come «Wembley in una stanza». L'idea, nostalgica e affascinante, si scontra purtroppo con la logica della vittoria a tutti i costi che pervade il calcio a tutti i livelli e per cui nemmeno una riproduzione in scala 1:100 ne è esente. In tre anni di tornei ho ritrovato gli stessi bambini degli anni '80: ho ritrovato il distratto, il prepotente, l'altruista, il disonesto, il furbetto, il sincero, il pasticcione, il preciso. Da bambino e ragazzino li tolleravi senza nemmeno accorgertene, facevano parte dell'ambiente in cui muovevi i primi passi, il tuo mondo, la tua vita, ma da adulto no, non ce la fai più. Da adulto vuoi i tuoi simili: se sei un furbetto andrai d'accordo coi furbetti, se sei un onesto cercherai i tuoi compagni di gioco tra i sinceri e così via. L'old Subbuteo però, non si accontenta di ricreare le atmosfere degli anni '70 e '80, l'old Subbuteo va oltre: impone regole ferree, esige che si giochi con le miniature e gli accessori d'epoca, impone un regolamento scritto male e che mal si adatta a un gioco, a un passatempo e organizza tornei dove la voglia di vincere dei partecipanti è la stessa che si trova in qualsiasi torneo, persino in quello di bocce alla spiaggia, dove arzilli pensionati si danno battaglia nelle prime ore del pomeriggio. L'old Subbuteo però ha abolito l'arbitraggio, in nome dei tempi che furono, dimenticando che da bambini non c'era la malizia e che la maggior parte dei bambini normali, crescendo ha smesso di giocare a Subbuteo. Ecco che allora, mentre il giocatore di Subbuteo occasionale si organizza a casa sua, negli stessi garage e soffitte polverose dove tutta l'attrezzatura, il campo e le squadre avevano sostato per decenni e dove ora, in compagnia di musica anni '80 e dei ricordi del calcio di "una volta", organizza raduni coi suoi simil (altruisti, furbetti o pasticcioni che siano), raccattati tra genitori conosciuti nel piazzale antistante la scuola dei figli, l'agonista, appese le scarpette da calcio al chiodo, si affaccia a un altro circuito, all'apparenza più serio, ma in fondo ugualmente demenziale, se gestito senza il necessario distacco. Mi riferisco al circuito del cosiddetto calcio da tavolo, ossia dell'evoluzione tecnica e tattica del gioco originale. Qui ci sono arbitri, materiali tecnologici, sponsor, campionati, coppe e classifiche, tornei Open, per veterani e per campioni. Qui si partecipa per vincere, non c'è poesia, non c'è collezionismo. Le squadre sono strumenti per vincere la partita e ci sono materiali che favoriscono l'aggancio, il tiro, il possesso palla o i lanci e ogni giocatore sceglie la combinazione più adatta alle sue caratteristiche. I due circuiti non hanno punti di contatto: sembra quasi che, scelto un tipo di gioco si debba rinnegare l'altro, ma non per compensibili motivi tecnici, per cui ad esempio il giocatore che predilige il gioco veloce su panni scorrevoli rischia di rovinare la sua tecnica se perde troppo tempo a giocare su panni lenti, ma solo per incompensibili motivi di appartenenza a uno o all'altro circuito. Io ho fatto la mia scelta e a scapito dei risultati negli eventuali tornei cui parteciperò, ho attezzato una sala in cui si può giocare sia a Subbuteo, secondo la logica old, che a calcio da tavolo, secondo la logica new. Best of both worlds direbbero gli inglesi!
|