Universo McGuffin, tutto quello che volevate sapere sul solosubbuteo e non avete mai osato chiedere ...

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view post Posted on 31/8/2023, 13:24
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monaco '74 edition

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CITAZIONE (dievas @ 14/8/2023, 10:17) 
Ciao Marco, qui si aspetta sempre con trepidazione la cronaca meravigliosa delle tue partite...

grazie come sempre per la pazienza... :wub:
questa la prima semifinale:

Belgio v Germania Ovest

Come tutti gli anni bisestili il 1972 è anno olimpico ed anno delle finali continentali.
Anversa, sbocco delle Fiandre sul Mare del Nord, snodo mercantile, città di banchieri prima e di sanguinose “furie spagnole” poi, ospita mercoledì 14 giugno una delle due semifinali del quarto “Championnat d’Europe de football” come aveva ospitato i giochi della VIIª Olimpiade nel 1920.

Lo stadio Den Bosuil è stato costruito qualche anno dopo, ergendosi con la facciata della Tribune 1 nelle campagne di Deurne come le barchesse di una villa palladiana.
Dal 1957 i tifosi del Royal Antwerp non festeggiano, relegati nei bassifondi, ma tale quiete bucolica si anima e si merita l’epiteto infernale di “De Hel van Deurne-Noord” solo nelle sfide coi vicini e rivali olandesi, che stanno dominando a livello di club ma che sono messi in ombra dai risultati dei Diavoli Rossi a livello di selezione nazionale: sotto la guida di Raymond Goethals è arrivata prima la qualificazione al mondiale e poi all’europeo.

La stampa avrebbe preferito i catini infuocati dello Sclessin a Liegi e del recinto dell’Anderlecht a Parc Astrid, luoghi deputati ad ospitare altre gare di questa fase finale e tane in cui il Belgio, infallibile tra le mura domestiche, ha costruito le sue fortune.
Sui pantani del girone iniziale ha messo in riga con un duplice 3-0 scozzesi e portoghesi. Nei quarti di finale, dopo aver resistito agli assalti degli Azzurri a San Siro con uno spaventoso catenaccio all’italiana - chi sa il gioco non l’insegni *- li ha schiantati con la zuccata di Van Moer, poi azzoppato da Bertini, e la volée di Van Himst che hanno reso inutile il rigore nel finale di Gigi Riva.

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Così nel giro di pochi giorni lo Standard Liegi ha estromesso l’Inter e i bravi e truculenti belgi hanno fatto fuori i campioni in carica.
Così è in questa culla della CEE e degli altri organismi comunitari, così è su questo cuscinetto, un reame così placido e tranquillo ma anche così frammentato dalle sue etnie e martoriato dalla calata degli eserciti, che si battaglierà per la Coppa Henri Delaunay.

Così Belgio - Germania Occidentale è una delle due semifinali.
Così un paese ancora una volta si unisce e si divide.

Si divide financo sul piccolo schermo, la BRT (il canale in lingua fiamminga) non trasmetterà l’incontro per la presenza di troppi cartelloni a bordo campo, nel reame è ancora vietata la pubblicità televisiva, mentre la RTB (quello in francese) ha deciso di chiudere un occhio, figuriamoci sulla tattica da adottare: a chi propende per una condotta guardinga si ricorda della fortezza di Eben Emael, imprendibile nella Grande Guerra, violata da un manipolo di paracadutisti tedeschi nel 1939.
Si unisce e si stringe attorno agli uomini di Goethals, che non si è pronunciato sugli schemi di gioco e si è limitato a stringere gli occhi a chi gli ha ricordato come le case a colombaia di Anversa furono sbriciolate dalle V2. All’epoca lui era il giovane custode dei pali del Daring Club.

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E proprio i due portieri, nella città con un Mercato dei Guanti sotto la facciata della cattedrale, si ergono ad assoluti protagonisti nell’intensissimo abbrivio.
Sepp Maier con un balzo felino è sul pallone che Verheyen, imbeccato da Van Himst, sta per calciare dopo aver ingaggiato con Schwarzenbeck un corpo a corpo che un arbitro diverso da William Mullan avrebbe ritenuto più congruo alla Scottish backhold.
Christian Piot coi pugni si oppone alla spingardata di Heynckes sull’immediato rovesciamento di fronte di Netzer, suo sodale al Borussia di Mönchengladbach.

L’attaccante è il più lesto sulla respinta, la sua maglia si allunga trattenuta da Vandendaele, e stramazza al suolo: anche per il direttore di gara sussistono gli estremi per interrompere per la prima volta il gioco e comandare la massima punizione.

Netzer batte in modo insolitamente fiacco, Piot - che i rigori oltre a pararli sa anche realizzarli - ringrazia e blocca senza difficoltà.
Sono trascorsi appena sessanta secondi.

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Il volto di Günter Netzer si adombra e trasfigura come quello di Klaus Kinski in Aguirre, der Zorn Gottes. Il furore di Dio è anche quello dei suoi compagni che, schiumando rabbia, si avventano.

Per il loro vantaggio si deve attendere solo qualche minuto.
Lo sigla Uli, il figliolo del macellaio di Ulm che, pur avendo segnato 13 reti in Bundesliga ed aver già guadagnato l’etichetta di « schnellster lebender Stürmer Europas » (l’ala più veloce in Europa), per poter prendere parte ai prossimi giochi olimpici non ha ancora sottoscritto un contratto professionistico col Bayern.

Il tiro di Hoeneß è certo improvviso ma non appare irresistibile. Lo aiuta un rimbalzo infido del cuoio giallo limone su un cespuglio e, forse, la troppa baldanza di Piot nella presa.

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Il Belgio è in una tenaglia, il citato Hoeneß opera sulla destra con Erwin Kremers a chiudere la morsa sulla sinistra e con un doppio centravanti (Heynckes e Müller) nel cuore dell’area.

La forza dei tedeschi non sembra arginabile, ma sulle rive della Schelda sanno come far capitolare i giganti.
A vestire i panni di Silvio Brabone, il legionario che uccise Druon Antigoon gettandone la mano nel fiume, è Paul Van Himst. Affronta Höttges, ne schiva il fendente e agile penetra incrociando verso il palo più lontano.

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Nell’ora successiva gli atleti si prodigano e avviluppano in un vortice di membra, muscoli e nervi come in un trittico di Rubens.

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Il fiato è sospeso, come il risultato fino alle battute conclusive dei tempi regolamentari.

Gerd Müller incorna a colpo sicuro, la palla picchia sotto la traversa, sulla nuca del portiere belga e beffardamente non varca la linea di porta.
In contropiede Lotte Lambert arriva al cospetto di Maier e si lascia ipnotizzare, distrae lo sguardo dalla sfera come Carlo I dalla caccia sulla tela di Antoon van Dyck. Questa volta è Scwarzenbeck a ringraziare e allontanare in scivolata.

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Un’analoga incertezza è fatale nell’altra metà campo, nel corso del primo tempo supplementare, al terzino Georges Heylens che non stacca di testa - i maligni diranno per non scomporre il parrucchino con cui scende in campo da qualche mese - e si lascia anticipare con la punta dalla pinna di Netzer.

Il regista tedesco può consumare la sua vendetta con un mortifero diagonale a pelo d’erba.

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I Diavoli Rossi, ormai predisposti da Goethals ad una gara di difesa e contrattacco, non hanno le energie per reagire.
Al lumicino Van Himst si intestardisce in percussioni individuali.

Dopo vari tentativi il sipario sulla prima semifinale lo fa calare ineluttabilmente Gerd Müller: per lui segnare è sempre stato semplice come per un bavarese ingollare un boccale da un Maß all’Oktoberfest ma in stagione si è superato bussando per quaranta volte con la media di 1,17 gol a partita…
Un merito per i padroni di casa aver resistito fino al 120°.

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* Gianni Brera, cit.

:old:
 
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view post Posted on 31/8/2023, 14:19
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" FEDERICO SOLARI " OSC PIER CREW GENOVA "

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mi sei mancato... e sei tornato alla grande !!!
speravo di vederti sabato da Loscao !!!
 
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view post Posted on 31/8/2023, 15:07
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monaco '74 edition

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Spettacolo
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Bentornato
 
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view post Posted on 4/9/2023, 22:47
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Grande cronaca Marco, bentornato!
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OSC Biondella

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Ciao Marco!!!!
 
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view post Posted on 5/9/2023, 20:00
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Subb-normale

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Grande Marco 99_15_0
 
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view post Posted on 6/9/2023, 21:07
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Paolo from United Kingdom of Heavyweights (UKH)

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bentornato Marco. Un solo rammarico...la consapevolezza che tutti i guai della vita che mi stanno cadendo addosso non mi permetteranno di giocare a Subbuteo per molto tempo ancora...mi manca terribilmente. Un abbraccio.
 
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view post Posted on 9/9/2023, 08:51
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monaco '74 edition

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ancora grazie a tutti e un fortissimo abbraccio a Paolo.
qualche tempo fa ho aperto la scatolina dei Rangers (per una partita che con questi ritmi vi racconterò fra qualche lustro... :rolleyes: ) e ritrovato questo:
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questa la seconda semifinale:

Ungheria v URSS

Melbourne-i vérfürdő in ungherese, Кровь в бассейне in russo.
Il bagno di sangue di Melbourne, il sangue nella piscina.
Il cloro della vasca del Crystal Palace si era tinto il 6 dicembre 1956 del sangue di Ervin Zádor, al termine di una mattanza di provocazioni, espulsioni e colpi proibiti.
Il sopracciglio tumefatto ed aperto come le ferite inferte in quei giorni dai cingoli dell’Armata Rossa nelle strade di Budapest nell’ambito dell’operazione Turbine.

Era finita 4-0 e con la medaglia d’oro per i pallanuotisti magiari.
La vendetta, sportivamente parlando, sarebbe arrivata in ambito calcistico al Roker Park di Sunderland dieci anni dopo, nei quarti del mondiale inglese e poi ancora in quelli della passata edizione del campionato europeo, in modo ancora più dolce, rimontando due reti allo Stadio Centrale Lenin.

Quello a nord del Parc Astrid, sulle gradinate assai disertate dello stadio dell’Anderlecht, è dunque, per certi versi, un redde rationem.

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Ed alla resa dei conti le due nazionali ci arrivano con più dubbi che certezze.

L’URSS, grande favorita dopo la seconda piazza messicana, ha subito un terremoto che ha scosso il quadro tecnico più dei 4.7 di magnitudo rilevati in queste ore dai sismografi nell’anconetano.
Dopo l’ordine con cui i vertici militari hanno intimato a Nikolaev di occuparsi solo della CSKA, la federazione si è affidata a Nikolay Gulyaev, la bandiera dello Spartak Mosca, da anni nei quadri delle varie nazionali sovietiche ma sempre con ruoli subalterni.
La vittoria contro la Jugoslavia con annessa qualificazione non è bastata, il fragoroso capitombolo per 1-4 in amichevole contro la Germania Ovest a fine maggio, all’inaugurazione dell’Olympiastadion bavarese, ha portato alla sua destituzione: degradato ad assistente di Aleksandr Ponomarov, il commissario tecnico della selezione olimpica.

L’Ungheria ha invece mantenuto in sella Rudolf Illovszky dopo la sconfitta a marzo con i soliti panzer tedeschi ed è stata ripagata dalla qualificazione: nel girone si sono sopravanzati bulgari e francesi e nei quarti, grazie ad un gol in extremis di Szőke nello spareggio di Belgrado, si sono superati i coriacei rumeni.
Il delfino di Bároti, suo erede sia al Vasas sia coi Magyarok, è stato richiamato dalla Grecia, dove allenava il Pierikos, per rimettere in sesto una compagine alle prese con un sofferto ricambio generazionale.

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Come ad Anversa anche all’ombra della guglia gotico brabantina della Collegiata di San Pietro e San Guido - il povero di Anderlecht - si parte con il piede pigiato sull’acceleratore alla Jacky Ickx.

Ed acuminato come la suddetta flèche è l’inserimento di Volodymyr Onyshchenko, esterno coi piedi alati della Zarya di Voroshilovgrad che ha debuttato in nazionale solo una settimana fa.
Un rimpallo fa schizzare il pallone in direzione di un altro volto nuovo della squadra sovietica: Anatoly Baidachny - sfrontato ventenne della Dinamo di Mosca. Girata a rete improvvisa senza che Géczi possa muovere un muscolo.

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Il pubblico parteggia per i magiari, apprezza la passione e l’ardore, sia pure sconclusionati, con cui provano a rimettersi in carreggiata.

L’atteggiamento oltremodo speculativo dell’URSS - che affida alle rapide ripartenze in alleggerimento di Onyshchenko la propria misera produzione offensiva - è punito allo scadere della prima frazione.

Il terzino Tibor Fábián, capitano del Vasas, avanza a testa alta e con un lungolinea mette in moto Zámbó che ha cambiato fascia senza essere seguito dal suo marcatore.
Il fendente è secco e si insacca dopo aver picchiato sulla faccia interna del palo più lontano.

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È dell’ala sinistra della Újpest anche la miglior occasione nella ripresa: Rudakov è prodigioso, con un riflesso felino, ad allungare il braccio e a negare il sorpasso.

Illovszky, fumando nervosamente l’ennesima sigaretta, decide all’ora di gioco di arrischiare un duplice cambio in avanti: vuole forze fresche per far propria l’intera posta.
Il piccolo ed elettrico Lajos Kocsis sembra aver esaurito la sua verve: è tempo per un ariete come Antal Dunai ma serve chi possa assisterlo.
Purtroppo Ferenc Bene è stato colpito duro da una tacchettata di Konkov, ha una caviglia gonfia come un pompelmo, ha stretto i denti ma deve arrendersi: è tempo per risarcire Flórián Albert di una carriera spezzata tre anni fa in nazionale da Knud Engedal, il portiere della Danimarca.

Purtroppo la gara del “Császár” dura soltanto una manciata di minuti e non potrà esserci la sfida imperiale, nell’eventuale finale, contro il “Kaiser” tedesco occidentale per colpa di un tedesco orientale.
Fatale infatti il diverbio con Rudi Glöckner per l’assegnazione di un fallo laterale: nello stupore generale è rosso il cartellino estratto dal taschino dell’arbitro.

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L’inferiorità numerica sbilancia la contesa ma la retroguardia ungherese resiste agli assalti di Kolotov (che cannoneggia dalla distanza), del georgiano Nodia (sottoporta) e ancora di Baidachny.

Anche la seconda semifinale sarà decisa ai tempi supplementari.

Anche la seconda semifinale è chiusa da una marcatura all’ultimo minuto.
L’Ungheria con un palleggio insistito ha addormentato il ritmo e allontanato ad arte le minacce alla porta protetta dall’ottimo István Géczi.
È pertanto improvviso e fulmineo lo scatto con cui Zámbó salta Dzodzuashvili sulla sinistra e centra: Lajos Kű ha braccia e gambe sottili come i fiammiferi, e come i fiammiferi sa accendersi in un amen.

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Dopo la rivalsa politica con l’Unione Sovietica, per i fatti del 1956, potrebbe esserci anche la rivalsa sportiva con la Germania, per i fatti del 1954…

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view post Posted on 9/9/2023, 09:58
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" FEDERICO SOLARI " OSC PIER CREW GENOVA "

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Io ora parteggio per l Ungheria !!
 
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view post Posted on 30/12/2023, 11:46
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monaco '74 edition

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approfitto dell'occasione di fare gli auguri di buon anno a tutti gli amici del forum per pubblicare un'altra cronaca, sperando di poter tornare ad essere più assiduo... :rolleyes:

buon anno e buon Old Subbuteo a tutti!
:old:

Belgio v URSS

La finale di consolazione, fra gli sconsolati padroni di casa e gli inconsolabili sovietici, ha luogo davanti a pochi intimi sabato 17 giugno nella tiepida bolgia dell’enfer de Sclessin.
Pochi spettatori sugli spalti, vuoi per la delusione vuoi per i lavori di rifacimento della gradinata dietro ad una delle due porte: lo Standard Liegi ha dovuto sistemare spesso il pubblico in esubero a bordo campo nelle sfide europee di cartello, rinunciando a succosi introiti.

Raymond Goethals avrebbe voluto giocarsi qui la semifinale contro i tedeschi: ha criticato la scelta dell’UEFA della sede di Anversa, che ha ridotto l’influenza del fattore-campo ed ha rimandato al mittente le critiche della stampa specializzata su una tattica ritenuta troppo attendista.

Ha difeso e riconfermato il portiere Christian Piot che, nonostante le innumerevoli prodezze (inclusa la neutralizzazione di un calcio di rigore di Netzer), è apparso incerto in occasione delle marcature germaniche ritrovandosi sulla graticola.
Il probabile vincitore della Soulier d’Or, il premio della rivista fiamminga Het Laatste Nieuws al miglior giocatore belga del 1972, è l’orgoglio di Ougrée, la borgata dove sorge lo stadio, ma si è rifugiato sulla spiaggia di Blankenberge per sottrarsi alla gogna e rilassarsi.

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Ha difeso e non riconfermato Maurice Martens, arruolato come finta mezzala anche nelle trasferte di Lisbona e Milano per francobollare i registi avversari.
Giocherà Odilon Polleunis, il cannoniere dei canarini del Sint-Truiden, come invocato dai giornalisti, ma solo per l’indisponibilità del terzino. Goethals ci ha tenuto a sottolinearlo.

Si tratta del quarto confronto fra le due nazionali; nei precedenti hanno sempre vinto i sovietici di misura, come nell’ultima sfida all’Azteca di Città del Messico (sette i diavoli rossi superstiti contro i soli tre, tutti nel pacchetto difensivo, nelle file opposte).
I numeri non destano peraltro l’inespressivo e taciturno commissario tecnico Aleksandr Ponomarov, un ucraino cresciuto in una cittadina mineraria brunita dalla fuliggine del carbone come quelle della Vallonia e con un vistoso anello all’anulare della mano con cui si copre la bocca: una scena muta la sua, davanti a taccuini e microfoni nella lussuosa hall dell’albergo di Keerbergen che li ospita. Monosillabi sussurrati, neanche fosse nella sala lettura della biblioteca Lenina di Mosca.

Un ulteriore smacco potrebbe costargli la destituzione, a precisa domanda ha un unico sussulto, si dice certo di essere al comando degli stessi uomini - potere del dilettantismo d’oltre cortina - alla conquista di un’altra medaglia a fine estate, ai giochi olimpici di Monaco di Baviera.

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Di gracile complessione Semmeling non è il tipico vallone, una stirpe di rudi proletari, uomini abituati a lavorare in miniera, nelle fonderie di zinco o nelle vetrerie, che si sforzano di migliorare la propria sorte con paziente e possente ostinazione *.
È diventato l’idolo di questi uomini dando i calci a un pallone prima al Visé e poi, scendendo lungo le sponde della Mosa, su queste zolle.

Dolmans, che gioca allo Standard, assieme a lui, e che si chiama Léon, come lui, sfonda sulla sinistra.
Lui taglia a raccogliere il traversone e la prima ovazione del pubblico con un tocco che sorprende Rudakov.

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Il vantaggio dei padroni di casa è legittimato nella prima frazione da un’incessante spinta offensiva. Polle Van Himst avrebbe anche raddoppiato se il fiscale cinquantenne svedese Johan Einar Boström, alla sua ultima direzione prima della pensione, non avesse ravvisato un’ostruzione ai danni di Dzodzuashvili.

Di tutt’altro tenore il secondo tempo anche se di rado, come già emerso in semifinale, la mole di gioco dei sovietici sfocia in una conclusione verso i pali.

Il pressoché inoperoso Piot è però attento sull’incornata di Banishevsky, il centrattacco del Neftchi di Baku, ed osserva, impotente, un missile di Onyshchenko lambire l’incrocio e terminare la sua corsa tra i ponteggi del cantiere che sta sopraelevando la tribuna dal lato della rampa del ponte sul fiume.

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Il pareggio arriva agli sgoccioli con una rasoiata a pelo d’erba della bionda mezzala tatara Viktor Kolotov, fisico statuario e capello lungo “alla Netzer”.

Coi suoi dieci gol nel suo primo campionato alla Dinamo ha riportato il titolo nazionale a Kiev.
Col suo undicesimo gol con le lettere cirilliche CCCP sul petto porta anche questa terza gara dell’Europeo ai tempi supplementari.

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Raymond Goethals, in tuta rossa, con un vezzoso asciugamano annodato attorno al collo a mo’ di sciarpa, si mette al centro del capannello dei suoi giocatori e non parla tanto per parlare.
Ogni sua sillaba è strettamente necessaria e talvolta è accompagnata dallo sbuffo di fumo della sua sigaretta o dallo sfregamento del fiammifero con cui l’appiccia.
Non ha effettuato e non effettuerà alcuna sostituzione.

Aleksandr Ponomarov come già appurato nella conferenza stampa non è secondo a nessuno al gioco del silenzio.
I suoi ordini sono stringati e telegrafici, è stato un prolifico cannoniere (in particolare alla Traktor di Stalingrado e alla Torpedo) e dunque li indirizza soprattutto alla prima linea.

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L’attacco sovietico si schiera come la Germania con due punte centrali, come « лис у ворот » nel gergo di Pushkin. Le due volpi nel pollaio sono Eduard Kozinkevich, autore della terza rete alla Jugoslavia nei quarti, e Anatoly Baidachny, a segno contro l’Ungheria.

Ed è ancora quest’ultimo a colpire decidendo la finale di consolazione.
Per centoundici minuti ha marcato visita, assorto e distaccato come nelle sue letture - sul comodino in ritiro ha un tomo come “Guerra e Pace” - che, unite ad un’innata sfacciataggine, gli hanno alienato la simpatia dei compagni più esperti.
Poi improvvisamente si è destato, si è fiondato su un rimbalzo al limite dell’area come al duty-free dell’aeroporto di Bruxelles per acquistare una fibbia da cowboy.

Con la coda dell’occhio ha scorto il portiere belga avanzato rispetto alla linea di porta.
Con un dolce pallonetto lo ha scavalcato.

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* Georges Simenon, Europa 33.
 
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view post Posted on 30/12/2023, 12:17
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" FEDERICO SOLARI " OSC PIER CREW GENOVA "

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auguroni a te Marco !!! un saluto affettuoso.
 
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view post Posted on 30/12/2023, 12:50
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Tanti Auguri per un futuro radioso continuando a giocare nel passato!
Sempre grazie Marco! :best:
 
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view post Posted on 30/12/2023, 13:47
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monaco '74 edition

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Finalmente !
Queste cronache sono sempre meravigliose
Auguri Marco
 
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view post Posted on 30/12/2023, 14:34
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monaco '74 edition

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Grazie Marco, un graditissimo augurio tornare a leggere le tue cronache!!!
Che ricambio di cuore, buon anno
 
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view post Posted on 30/12/2023, 15:13
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Torno dopo colpevole assenza su questo thread a me molto caro e leggendo le cronache arretrate, impareggiabili, ritrovo il grande feeling con la storia del football tramite il Subbuteo dell’ amico Mc Guffin.
Grazie Marco, come sempre, e tanti Auguri di Buon Anno a te e a tutti gli appassionati che ti seguono con piacere.
:old:
 
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